(ANSA) - ROMA, 03 GIU - Mentre in Lombardia si va verso lo
stato di crisi idrica regionale, l'incubo del razionamento
dell'acqua potabile torna ad aleggiare sul Lazio, dove la quasi
assenza di precipitazioni sta diventando allarmante: calano i
livelli dei fiumi Tevere e Liri, ma anche dei laghi di Bracciano
e di Nemi. A segnalarlo è l'Osservatorio ANBI sulle Risorse
Idriche.
Grave è anche la situazione dei fiumi toscani, dove l'ormai
"torrente Arno" ha una portata pari al 27% della media e
l'Ombrone è in grande sofferenza. Piove troppo poco anche in
Abruzzo dove, nei mesi scorsi si sono toccati deficit superiori
al 90%.
Nonostante le piogge, cadute però con intensità diversa da
zona a zona, i fiumi delle Marche stanno tornando ai livelli del
2021 con improvvisa discesa anche dei volumi idrici trattenuti
nei bacini.
In Campania, il fiume Garigliano rimane sui livelli più bassi
in anni recenti, così come si segnalano in calo i volumi dei
bacini del Cilento e del lago di Conza: il rischio siccità resta
presente. Gli invasi di Basilicata e Puglia, complici le alte
temperature, registrano una vistosa decrescita nei volumi
trattenuti. Preoccupanti anche i dati praticamente dimezzati
nell'invaso alla diga S. Anna di Isola Capo Rizzuto, in
Calabria. In Sardegna, al Centro-Nord dell'Isola sta
aggravandosi la scarsità di risorsa idrica.
In calo è il livello dei grandi bacini del Nord, con il lago
Maggiore, che è prossimo a sfiorare nuovamente il minimo storico
dal 1946. I fiumi piemontesi decrescono visibilmente; nelle
dighe della Baraggia (Ravasanella, Ostola, Ingagna) mancano
circa 4 milioni di metri cubi.
In Lombardia le riserve idriche restano largamente deficitarie.
Situazione analoga si registra in Emilia Romagna.In Veneto,
infine, come tutti grandi fiumi del Nord continua a calare il
livello dell'Adige, confermandosi ai minimi del recente
decennio. In calo anche il Piave. (ANSA).
