'Generazione sisma' va alla maturità dopo anni duri
'Terremoto ci ha buttato fuori di casa, covid ci ha richiuso'

di Gianluigi Basilietti
(ANSA) - CAMERINO, 15 GIU - Arrivano alla maturità
"sentendosi dei supereroi e un po' forse lo sono, visto tutto
quello che hanno passato" gli studenti della 'generazione del
sisma'. A dirlo all'ANSA è Francesco Rosati, il dirigente
scolastico dei Licei Costanza Varano di Camerino, ricordando che
i maturandi di quest'anno "erano i ragazzini che si affacciavano
al liceo proprio nei giorni del terremoto del 2016. Oltre ad
aver vissuto il dramma del sisma - sottolinea - sono stati
chiamati ad affrontare anche l'emergenza covid molti l'hanno
dovuta gestire vivendo nelle Soluzioni Abitative di Emergenza"
(Sae), la casette per i terremotati. Secondo Rosati, lo studio
"è stata un'ancora di salvezza, il ritorno a scuola è stato
determinante, ha permesso di riprendere la socializzazione".
Sono ragazzi che arrivano all'appuntamento con l'esame di Stato
"con un bagaglio umano che gli sarà molto utile per il futuro".
Tra i giovani del cratere sismico c'è la consapevolezza di avere
vissuto un'esperienza unica, diversa da quella dei loro
coetanei. "Sono stati 5 anni duri e incredibili, ma arriviamo
alla maturità pronti e consapevoli di noi stessi. Di sicuro
fortificati dalle avversità vissute, dato che siamo stati
chiamati ad affrontare prima il terremoto e poi la pandemia"
raccontano all'ANSA, alla vigilia dell'avvio degli esami di
Stato, Elena Capeccia, 19 anni di Pieve Torina; Gianluca Aureli,
18 anni di Camerino; e Giordano Smarchi, 19 anni di Ussita.
L'avvio del percorso scolastico nei rispettivi licei è stato
segnata subito dal sisma del 2016: "inizialmente molti di noi
furono costretti a trasferirsi, assieme alle famiglie, sulla
costa. Ogni giorno tornavamo a Camerino per seguire le lezioni.
Si rese necessario anche un cambio di sede", ricorda Gianluca,
che allo Scientifico è anche rappresentante di istituto. "Io,
invece, non mi sono fatto mancare proprio nulla, oltre al
terremoto, alla didattica a distanza e alle varie restrizioni,
ho sperimentato anche cosa significhi contrarre il Covid, anche
se fortunatamente in maniera lieve", dice Giordano, che
aggiunge: "Il virus di fatto mi ha costretto a stare chiuso in
casa un mese in più degli altri". "Il terremoto ci aveva buttato
fuori dalle nostre abitazioni, mentre la pandemia ci ha
rinchiuso dentro, è stata una contraddizione assoluta che ci ha
davvero messo a dura prova", spiega Elena, che sintetizza così
il periodo vissuto: "Sono stati 5 anni combattuti, ancora di più
per chi come me vive anche nelle casette Sae". La prova orale a
cui sono chiamati ce l'avranno, tutti e tre, la prossima
settimana: "Avere qualche giorno in più per ripassare non è
male, ma comunque siamo convinti di poter fare bene, anche se
con la Dad forse qualcosa si è perso per strada, ma quello che
abbiamo vissuto - raccontano - ci ha resi sicuramente più forti
e responsabilizzati. Insomma, più maturi, al di là dell'esame".
Elena, Gianluca e Giordano dopo la maturità continueranno gli
studi inscrivendosi all'università: c'è chi intraprenderà la
strada dell'investigazione sognando di diventare un carabiniere,
come nel caso della ragazza, e chi invece si iscriverà a
ingegneria e a chimica e tecnologie farmaceutiche. Prima però la
prova orale e niente festeggiamenti per la notte prima degli
esami: "Al massimo faremo un brindisi affacciandoci dalle
casette", suggerisce Elena prima di rituffarsi sui libri.
(ANSA).
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