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Nei dipinti di Monet lo smog della Rivoluzione industriale

Ne ha cambiato lo stile, con contorni sfocati e colori pallidi

Redazione ANSA

I quadri di Monet fotografano l'impennata dello smog durante la Rivoluzione industriale del XIX secolo: lo si evince dall'evoluzione dei suoi paesaggi, che presentano contorni sempre più sfocati e colori via via più pallidi in linea con l'aumentare delle emissioni delle centrali a carbone. Questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas) da due scienziati del clima, Anna Lea Albright della Sorbona e Peter Huybers di Harvard.

Per coprire il periodo della Rivoluzione industriale e quello immediatamente successivo, i due ricercatori hanno messo sotto la lente due artisti celebri per i cieli che hanno dipinto nel XIX secolo: il britannico Joseph Mallord William Turner, paesaggista del movimento romantico, e il francese Claude-Oscar Monet, uno dei padri dell'Impressionismo. Per quanto riguarda Turner, hanno esaminato 60 dipinti a olio realizzati tra il 1796 e il 1850, mentre per Monet hanno analizzato 38 dipinti prodotti tra il 1864 e il 1901.

"Attraverso le opere di Turner - scrivono i ricercatori - è evidente una progressione da contorni nitidi a contorni più sfocati, da una colorazione più satura a una più simile a un pastello e da una rappresentazione figurativa a una impressionistica. Una progressione simile è evidente nelle opere di Monet". Nei suoi primi dipinti si può stimare una visibilità di circa 24 chilometri, mentre in opere successive realizzate a Londra la visibilità scende a 6 chilometri. Particolarmente offuscata la serie di dipinti del ponte Charing Cross, con una visibilità media di 1 chilometro.

Secondo i ricercatori, è possibile che Monet abbia volontariamente dipinto nei giorni con più smog. Le sue lettere del 1900 descrivono sessioni di pittura che cadono proprio nei giorni con poco vento e pioggia, favorevoli all'accumulo dell'inquinamento atmosferico. Lo stesso Monet scriveva "quello che mi piace di più a Londra è la nebbia", e "quando mi sono alzato ho avuto il terrore di vedere che non c'era nebbia, nemmeno un filo di nebbia: ero prostrato, vedevo tutti i miei dipinti spacciati, ma gradualmente sono stati accesi i fuochi e il fumo e la foschia sono tornati".

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