La caccia all'antimateria, specularmente opposta alla materia ordinaria, e' carica di promesse ma e' anche il risultato di esperimenti che richiedono apparecchiature gigantesche e frutto di una forte collaborazione internazionale. Per questo soltanto il Cern di Ginevra e' oggi in grado di affrontare esperimenti di questa portata.
E' al Cern che nel 1995 sono stati creati i primi nove atomi di anti-idrogeno; sette anni piu' tardi, nel 2002, gli esperimenti Athena e Atrap hanno dimostrato di riuscire a produrre antiparticelle in grandi quantita': la prima ''nuvola'' di antiparticelle e' stato il primo passo verso la possibilita' di produrre, controllare e infine intrappolare un piccolo frammento dell'antimondo.
La strada che ha portato all'esperimento Alpha, nel quale sono stati ottenuti e intrappolati 38 atomi di anti-idrogeno, e' stata lunga: per ottenere i primi anti-protoni e' stato necessario un acceleratore, mentre l'altro ingrediente fondamentale per costruire un anti-elettrone e' stato prodotto da una sorgente radioattiva. Entrambe queste nubi di antimateria sono state portate all'interno di una ''trappola magnetica'' a temperature bassissime e questo ha permesso per la prima volta di rallentarle e bloccarle. Ora si tratta di produrre un numero sempre maggiore di anti-atomi e di imprigionarli il piu' a lungo possibile, passando dai due decimi di secondo di oggi ad alcune ore. Stanno per essere pubblicati anche i dati dell'esperimento Asacusa, sempre del Cern, che potrebbe portare a produrre i primi fasci di antiparticelle.
L'esperimento internazionale Ams (Alpha Magnetic Spectrometer), guidato dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti e al quale l'Italia partecipa con Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn): cerchera' gli anti-atomi pesanti, come l'anti-elio, presenti tra le stelle. ''Se li trovera' - ha spiegato il responsabile della parte italiana dell'esperimento Roberto Battiston, di universita' di Perugia e Infn - significhera' che esistono anti-stelle attive in anti-mondi''. Il futuro che si profila e' da fantascienza, ''ma ogni possibile applicazione e' ancora lontanissima e al limite della fantascienza'', ha detto il fisico Andrea Vacchi, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). ''L'antimateria - ha detto - potrebbe essere alla base di futuri sistemi di propulsione, motori di astronavi interplanetarie come quelli immaginati nella serie Star Trek. Non c'e' attualmente un motore che permetta di andare su Marte e di trasportare anche il propellente necessario per rientrare sulla Terra''.