(ANSA) - PISA, 21 GIU - Greenpeace e il dipartimento di
Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Pisa fanno
squadra per contrastare il fenomeno della pesca a strascico
illegale nei fondali delle aree protette e nei giorni scorsi i
ricercatori pisani hanno effettuato un primo test un drone
subacqueo, il robot Zeno, nei fondali di Castiglione della
Pescaia (Grosseto) e le attività proseguiranno nei prossimi mesi
nella zona foce dell'Ombrone e nel Parco Nazionale
dell'Arcipelago Toscano. "La pesca a strascico - spiega
Alessandro Giannì di Greenpeace - è consentita solo lontano
dalla costa e ovviamente è vietata nelle aree protette.
Controllare le attività illegali è molto difficile e la pesca
artigianale ha più volte denunciato simili comportamenti di cui
è però difficile avere evidenze. La pesca a strascico illegale
causa danni gravissimi alla biodiversità, perché le reti vengono
trainate 'grattando' il fondale e lasciando solchi che hanno
effetti significativi ad esempio sulle praterie di posidonia, i
fondali coralligeni e la fauna ittica. Per questo per migliorare
le nostre capacità di verifica, e per meglio raccontare e
difendere il mare, ci siamo rivolti al mondo della ricerca". Il
robot Zeno è un drone subacqueo autonomo, in grado di rilevare i
solchi lasciati dalle reti sui fondali e quindi individuare
avvenute attività illecite in aree protette. "E' dotato di
telecamere e sonar - spiega Riccardo Costanzi, docente di
robotica dell'ateneo pisano - e capace quindi di inviare segnali
acustici diretti al fondale, per stabilire in modo preciso la
conformazione e la presenza di solchi grazie all'analisi
dell'eco riflessa. Le immagini riprese dalla telecamera
forniscono ulteriori informazioni visive che unite a quelle
acustiche ci permettono di realizzare una mappatura precisa del
fondale marino a profondità superiori a 50 metri, altrimenti
molto difficili da monitorare". (ANSA).
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