(di Gabriele Santoro)
(ANSA) - ROMA, 20 NOV - Senza scuola, senza lavoro, senza
formazione: un 'limbo' drammatico, accelerato dall'emergenza
Covid, in cui rischiano di ritrovarsi circa 1,4 milioni di
ragazze del nostro Paese tra i 15 e i 29 anni. La denuncia
arriva da 'Save the Children', che a pochi giorni dalla Giornata
Mondiale dell'Infanzia e dell'Adolescenza pubblica l'XI Atlante
dell'infanzia a rischio in Italia 'Con gli occhi delle bambine'.
Il quadro che ne emerge è preoccupante: già prima della crisi 1
minore su 9 viveva in povertà assoluta, c'erano asili nido solo
per il 13,2% dei bambini e la dispersione scolastica si
attestava al 13,5%.
Oggi il Coronavirus è un acceleratore delle diseguaglianze:
bisogna intervenire subito nelle "zone rosse della povertà
educativa". "Già prima del Covid l'ascensore sociale era fermo -
spiega la dg di Save the Children Italia Daniela Fatarella - E'
un Paese che aveva già dimostrato di aver messo l'infanzia agli
ultimi posti tra le priorità e che di fronte alla sfida
sanitaria e socioeconomica stenta a cambiare strada. Se per
uscire dalla crisi intende scommettere sulle donne, dovrà
partire dalle bambine".
E' un Paese 'difficile' in particolare per le loro: nella
condizione di 'neet' già è intrappolata una ragazza su 4, con
picchi attorno al 40% in Sicilia e in Calabria; ma anche nei
territori più virtuosi, come il Trentino-Alto Adige, le ragazze
sono quasi il doppio dei ragazzi. Anche le neolaureate hanno più
difficoltà a trovare lavoro: -10% contro il -8% dei maschi, che
guadagnano comunque il 19% in più.
Non sono gli unici numeri da allarme rosso che si incontrano
sfogliando l'Atlante, a cura di Vichi De Marchi e arricchito tra
l'altro dal contributo di 7 famose scrittrici. Ne emerge un
quadro di "periferie educative", causate dalla povertà su cui
"s'è abbattuta la scure dell'emergenza Covid" che rischia ancor
di più di allargare le diseguaglianze, se è vero che già prima
della pandemia l'11,4% dei minori (1,13 milioni) si trovava in
povertà assoluta; più di 1 minore su 5 vive in condizioni di
povertà relativa, con record in Calabria (42,4%) e Sicilia
(40,1%).
Sullo sfondo c'è lo 'smottamento demografico': negli ultimi
10 anni abbiamo perso oltre 385 mila minori e oggi essi
rappresentano il 16% del totale della popolazione. Solo nel 2019
l'Italia con poco più di 420 mila nascite ha segnato un -4,5%
rispetto all'anno precedente e a fine 2020, anno della pandemia,
potrebbe conoscere una ulteriore riduzione di 12 mila unità. A
compensare, solo i minori stranieri che oggi sono l'11% del
totale.
Di pari passo l'aumento della povertà educativa: già il nido
è un privilegio per pochi, ma anche al di fuori della scuola le
opportunità di crescita culturale per i giovani sono basse: nel
2018-2019 il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni non leggeva
neanche un libro extrascolastico all'anno. "Scuole a singhiozzo
e didattica solo a distanza - afferma la direttrice dei
programmi Italia-Europa di StC Raffaela Milano - stanno
producendo non solo perdita di apprendimento, ma anche di
motivazione. L'Atlante indica con chiarezza le 'zone rosse'
della povertà minorile e della dispersione, dove è necessario
intervenire subito".
Gli effetti della pandemia, ora, rischiano di essere ancor
più pesanti sulle femmine, nonostante dai dati dell'Atlante
bambine e ragazze siano più brillanti dei loro coetanei: leggono
più dei maschi e hanno performance scolastiche migliori.
L'istruzione è percepita, per loro, come il principale fattore
protettivo: si laureano un terzo delle giovani, a fronte di solo
un quinto dei ragazzi. Nonostante questo, il nostro Paese ha uno
dei tassi di occupazione femminile più bassi in Europa.
Inoltre bambine e ragazze accumulano lacune nelle materie
scientifiche già dal secondo anno della primaria. Tutti fattori
che vanno a costruire il gap di genere nel numero dei neet: in
Italia, le giovani in questa condizione sono il 24,3% contro il
20,2% dei maschi, rischiando entro la fine dell'anno di toccare
quota 1 milione e 140 mila. (ANSA).
